Commento "La Via dei Simboli"

 "Alcune opere dell'architettura recente impongono una riflessione."

Citazione di Antonino Saggio nell'articolo "La via dei simbolo". Link all'articolo

Inizio questo commento citando una frase del professor Antonino Saggio perchè appena letta mi ha suscitato molta curiosità. La prima domanda che mi sono posto è stata “Pensiamo mai a che cosa ci vuole trasmettere un’opera?” oppure “L’architetto che ha progettato questo edificio, cosa voleva comunicarci?”.

L’esempio presente nell’articolo cita l’architetto Jørn Utzon, il quale all’età di 38 anni, vince un concorso internazionale per la costruzione dell’opera house a Sidney, un monumento simbolo per tutta l’Australia, dove gli abitanti, i visitatori, la città stessa si riconoscono. 

Utzon è un architetto nordico, di nazionalità danese, dove il monumento è “linfa vitale”, un connubio perfetto tra uomo e natura. Lavora da giovane con Alvar Aalto, imparando a fare edifici che si mimetizzano e si ispirano al paesaggio. Negli anni successivi si indirizza verso forme naturali e di movimento.

Grazie a questo background che riesce a ideare e realizzare un’architettura di grande successo. Si ispira al mare, alle conchiglie, alle onde e alle barche che navigano nella distesa dell’acqua di fronte all’area di progetto.



Un altro esempio contemporaneo che fa delle sue opere un simbolo della città in cui costruisce è l’architetto canadese Frank Owen Gehry. Nel 1997 costruisce il Museo Guggenheim di Bilbao. Inizia scegliendo lui stesso l’area in cui far sorgere l’opera. Ne individua una dismessa, strategica perché vicina al fiume e ad un nodo tra ferrovia, ponte e banchine.

Il volume si articola intorno a questi elementi creando una forma dinamica che assomiglia ad una barca attraccata al suolo. Il rivestimento in titanio assomiglia a squame di pesce. Le persone vivono lo spazio pubblico sia di notte che di giorno, la sentono come loro, un senso di appartenenza e identificazione.


Secondo me l'obiettivo di un architetto dovrebbe essere quello di rivitalizzare un'area se non addirittura una città attraverso la sua opera. Ma più importante vedo l'aspetto sociale, le persone del posto si devono identificare, la devono vivere e non abbandonarla. La maggior parte di queste realizzazioni sono state al loro tempo un design innovativo, "fuori dal comune" e alcuni pensavano anche dal contesto, ma con il tempo questo si è rivelato vincente e funzionale. Possiamo nominare oltre a Guggenheim di Bilbao anche il Centre Pompidou di Rogers e Piano il Copenhill dello studio BIG a Copenhagen, Museo Ebraico di Daniel Libeskind a Berlino. Credo fortemente in questa operazione e mi impegnerò a raggiungere questo risultato.

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