La crisi della realtà - Nascita dell'astrattismo

L'astrattismo è un movimento artistico che nacque agli inizi del 1900 in Germania, principalmente dalla scelta degli artisti di negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori. 

Tutto ebbe inizio con il testo di Wilhelm Worringer "Astrazione ed empatia", del 1907, dove l'arte viene interpretata in base all'intenzionalità dell'artista. La forma viene intesa come risultato dell'incontro tra uomo e mondo, in un alternarsi di empatia (ovvero avvicinamento alla realtà) ed astrazione (cioè rifiuto della realtà). I maggiori artisti di questo periodo furono Vasilij Kandinskij, Piet Mondrian e Paul Klee.

In Italia invece, i primi esperimenti di realizzazione di opere d'arte staccate dalla rappresentazione del vero risalgono agli inizi del Novecento con alcune pitture visionarie di Romolo Romani a cui fecero seguito tele di artisti futuristi, quali Ivo Pannaggi e soprattutto Giacomo Balla, il quale studia oggetti che appaiono visti come attraverso le lenti di un caleidoscopio.

Giacomo Balla è stato un pittore, scultore, scenografo. Fu un esponente di spicco del Futurismo firmando assieme a gli altri futuristi italiani i manifesti che ne sancivano gli aspetti teorici. Nel 1914 firma il manifesto futurista "Le vêtement masculin futuriste" a cui segue qualche mese dopo l'edizione italiana intitolata "Il vestito antineutrale". È un invito ad adottare l'estetica futurista attraverso l'abbigliamento; teorizza e propone di sostituire il vecchio, cupo e soffocante abbigliamento maschile con uno più dinamico, più audace e variopinto, asimmetrico, che rompa con la tradizione e si adegui al concetto futurista di modernità e progresso. Anche attraverso l'abbigliamento l'uomo doveva in qualche modo discostarsi dalla realtà e identificarsi un mondo astratto e fuori dagli schemi.

Nel suo manifesto "Ricostruzione futurista dell'universo", scritto del 1915, Balla afferma che vuole "dare l'espressione dinamica, simultanea, plastica, rumoristica della vibrazione universale", vuole dare "scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile" e trovare "degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell'universo" creando il "paesaggio artificiale". La nuova forma di rappresentazione della natura e del paesaggio di Balla si pone all'interno di una globale ricostruzione dell'universo ed è guidata da una visione festosa e coloratissima, cinetica in cui si intrecciano elementi organici.

Linee - Forza di mare, olio su tela, 70x100

La produzione che va dal 1900 al 1910 circa, è caratterizzata dallo studio di paesaggi in Villa Borghese e del Pincio a Roma, per poi approdare, negli ultimi anni del secondo decennio, un’interpretazione del paesaggio in chiave astratta, e talvolta tridimensionale. 

Tra 1917 e 1918 pubblica il ciclo "Linee-forza di paesaggio", nel biennio 1919-1920, Balla esegue una serie di tele conosciute come linee-forza di mare, ispirate al tema del mare e delle vele. Sono ancora le linee-forza le protagoniste indiscusse della tela: “Noi dobbiamo appunto disegnare queste linee-forza per ricondurre l’opera d’arte alla vera pittura. Noi interpretiamo la natura dando sulla tela queste linee come i principi ed i prolungamenti dei ritmi che gli oggetti imprimono alla nostra sensibilità”.

Osservando questo quadro attentamente, immaginavo come delle barche a vela navigassero su un mare mosso con il cielo sereno. Un pò come rappresenta la foto sottostante.


Dopodichè mi sono posto la domanda "Come questo paesaggio astratto rappresentato da Balla e immaginato realmente da me, potrebbe essere interpretato nuovamente attraverso l'utilizzo della Information technology?" 

Attraverso un'attenta analisi, mi sono imbattuto in un progetto dell'architetto giapponese Sou Fujimoto. L'opera in esame è l’Ethereal Tower, una torre pensata per essere edificata nell’acqua, alta 268 metri e si comporrà di 99 torri minori che accerchieranno la principale. Sembrerà un atollo sospeso a mezz’aria, decorato da una costante cascata d’acqua. Il progetto presentato per valorizzare la Qianhai Bay di Shenzhen, nella costa meridionale della Cina, si sviluppa su un impianto architettonico dall’estetica unica e dinamica. 



Osservando l'immagine in alto mi è venuto subito in mente un'esplosione di un geyser con una piattaforma in cima, una specie di navicella spaziale. Questo progetto futurista se pensiamo a 30 anni fa era impossibile realizzarlo, non c'erano i strumenti necessari. Sono fondamentali software sofisticati per generare e calcolare queste forme. Ma la domanda curiosa che mi sorge, guardando questa opera impattante e mastodontica in mezzo al mare che indubbiamente cambierà il contesto, è: "Accetteranno gli abitanti di Shenzhen e le persone che visiteranno questo nuovo edificio, oppure rimarrà solo un paesaggio mentale nella testa di Fujimoto?"

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